INVESTIMENTI ESTERI IN ROMANIA

UNA VISIONE D’INSIEME DEGLI INVESTIMENTI 

Al 31 dicembre 2014, il totale degli investimenti diretti esteri in Romania (I.D.E. periodo 1991-2010) ammontava complessivamente a circa 61,85 miliardi di euro. Si può stimare che circa lo 0,9% di questo valore sia stato destinato al settore agricolo e zootecnico e circa il 7,5% all’industria alimentare, prevalentemente nella produzione di birra, bevande analcoliche, tabacco, vini e dolciumi. 

Gli acquirenti di terreni agricoli provengono soprattutto dall’Europa Occidentale, con alcune eccezioni, fra queste il caso di paesi come l’Iraq, il Libano, la Siria, l’Arabia Saudita e l’Iran che a causa della morfologia del loro territorio, del clima e di altre caratteristiche specifiche, non hanno risorse naturali disponibili e sufficienti ad assicurare loro l’autosufficienza produttiva. 

In questo quadro gli italiani detengono la quota più alta di possedimenti agricoli, stimata a circa 300.000 ettari, pari al 3,1% dell’intera superficie agricola coltivata. Gli investitori italiani operano principalmente nel settore cerealicolo, in quello dell’allevamento e della produzione lattiero-casearia. 

Oggi soltanto il 25 per cento della superficie agricola è oggetto di studi agro-chimici, corrispondente ai fondi dei grandi proprietari terrieri romeni e degli investitori stranieri che hanno già acquistato un quarto della superficie coltivabile. 

Terreni di proprietà straniera 2013  8,5% del terreno arabile totale della Romania  700.000 ettari 

La maggior parte degli agricoltori romeni non ha risorse economiche sufficienti per poter coltivare la terra in modo adeguato e proficuo; si corre così il rischio che la terra si inaridisca e divenga meno fertile. Il sottoutilizzo del terreno e uno sfruttamento non idoneo causano facilmente inaridimento ed infertilità, costringendo i proprietari terrieri romeni alla vendita dei propri fondi ad investitori stranieri. 

 

LE AZIENDE ITALIANE IN ROMANIA 

L’Italia continua ad essere, da oltre 20 anni, il primo paese investitore in Romania per numero di aziende registrate. Al 31 dicembre 2014, secondo i dati dell’Ufficio del Registro del Commercio, erano registrate complessivamente 39.556 imprese italiane, di cui circa la metà attive economicamente. 

Le imprese italiane, come ci conferma Gianmauro Nigretti dello Studio Sherman Nigretti,   scelgono la Romania come paese destinatario dei loro investimenti esteri per le basse e convenienti barriere economiche e fiscali all’entrata e all’uscita e per un basso costo della mano d’opera e delle materie prime. In Romania nel 2014 sono state registrate 1.799 nuove aziende italiane. 

In generale le aziende estere che investono in Romania e che ottengono una performance migliore sono quelle che operano nel settore della meccanica e dell’agricoltura. 

Nel territorio romeno, la presenza più numerosa ed importante di aziende con partecipazione italiana nel settore agro-industriale è concentrata nelle zone dell’Ovest del Paese nei distretti di Timis, Arad e Bihor e nella zona di Bucarest e dintorni. 

Alcune delle aziende e imprese italiane più importanti del settore per capitale sociale in Romania sono: 

  • Parmalat - succhi di frutta; 
  • Maschio Gaspardo - macchine agricole; 
  • Genagricola (Le Generali) – agricolo e vitivinicolo; 
  • Agrimon - Agricola Monaldi; 
  • MTR Enoprod - RTR Spa - vini; 
  • Riso Scotti - coltivazione e trasformazione riso. 

In Romania attualmente sono presenti, oltre alle piccole e medie imprese, anche aziende italiane di medie e grandi dimensioni che hanno trasferito in Romania considerevoli investimenti finanziari e tecnologici.  

Il Paese continua ad offrire ottime possibilità d’investimento, sia in termini di opportunità di mercato che di incentivi economici e fiscali.  

L’Italia detiene il settimo posto tra coloro che hanno capitale investito in Romania ed è seconda, dopo la Germania, per volume complessivo di interscambio commerciale, grazie a un totale di esportazioni e importazioni italo-romene pari a circa 12,6 miliardi di euro. 

 

PERCHÈ INVESTIRE IN FONDI AGRICOLI ROMENI? 

– disponibilità di un grande mercato locale, con elevata potenzialità di espansione nei paesi limitrofi; 

– presenza di terreni particolarmente fertili e pianeggianti a prezzi estremamente convenienti. Oggi lo Stato rumeno incentiva gli investitori stranieri, in particolar modo coloro che acquistano quantità di appezzamenti di notevoli dimensioni, contribuendo ad aumentare la produttività e la redditività del settore agricolo; 

– ottime prospettive di incremento del valore fondiario: terreni comprati solo cinque anni fa hanno già quintuplicato il loro valore ad oggi. Il rendimento in rapporto all’investimento è più che buono; inoltre è garantita la compravendita dei terreni agricoli tramite regolari atti notarili come d’uso in Italia; 

– elevati margini di sviluppo per l’ormai improrogabile ammodernamento e ristrutturazione del settore agricolo e ottime prospettive di investimento nel settore dei macchinari agricoli; 

– incentivi da parte del governo Romeno (nonostante la crisi) nei confronti degli investitori operanti nel settore dell’energia rinnovabile, in linea con le indicazioni dell’Unione Europea per la riduzione dell’inquinamento da combustibili fossili; 

– agricoltura biologica in fase di pieno sviluppo, visto anche l’aumento della domanda di prodotti tradizionali e di qualità protetta; 

– ricchezza del suolo Romeno di Cernoziom o “terra nera”, un tipo di terra molto fertile, adatta a qualsiasi tipo di coltivazione. Il Cernoziom è presente, oltre che in Romania, solo in poche altre zone d’Europa e del mondo, come Ucraina, Russia, Nord della Cina e alcune parti degli Stati Uniti d’America; 

– ricostruzione o, dove mancassero, costruzione ex novo di infrastrutture di irrigazione che andrebbero a coprire e servire una parte importante della superficie agricola utilizzabile (SAU); 

– ristrutturazione e riorganizzazione nei settori caseario e delle carni; 

– integrazione verticale tra i vari componenti della filiera, ovvero agricoltori, unità di trasformazione dei prodotti agricoli e reti della GDO (Grande Distribuzione Organizzata). 

– organizzazione annuale di varie fiere agroalimentari, tra le quali INDAGRA, un eccellente vetrina internazionale per i più importanti produttori mondiali del settore. 

Oltre a tutta questa serie di vantaggi si aggiungono i finanziamenti europei erogabili tramite il Fondo Europeo per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale (come si vedrà nella sezione Fondi Europei).   Tali fondi sono erogati in misura maggiore alla Romania, essendo un paese di recente adesione all’Unione Europea che non ha ancora espresso tutto il suo potenziale di crescita rispetto agli altri Stati Membri. Inoltre, come confermato dal Commissario Europeo per l’agricoltura, il romeno Dacian Cioloş, questi fondi aumenteranno nel periodo 2014-2020. 

 

LE CRITICITÀ DEL SETTORE 

Attualmente, il settore agricolo romeno si caratterizza per alcune lacune e mancanze strutturali di media entità: 

  • Obsolescenza dei servizi a sostegno del settore agricolo (creditizi, di consulenza e di marketing) e bassa capacità di assorbimento dei fondi comunitari;
  • Carenza di risorse finanziarie proprie, organizzazione del mercato e di infrastrutture efficienti (come serre ed impianti di irrigazione) che siano adeguate alle potenzialità produttive romene;
  • Presenza di sistemi d’irrigazione ad alto consumo energetico ed idrico, dovuto all’aumento del prezzo dell’energia e alla bassa efficacia dell’infrastruttura idraulica;
  • Bassa diversificazione delle colture per via di scarse conoscenze delle moderne tecniche di coltivazione. Inoltre la maggior parte della SAU (superficie agricola utilizzabile) è sfruttata da aziende agricole di medie e, in particolar modo, piccole dimensioni;
  • Assenza di reti di vendita per il settore ortofrutticolo adeguatamente organizzate;
  • Mancanza di centri di raccolta, selezione, lavorazione, imballaggio e stoccaggio di prodotti ortofrutticoli;
  • Scarso sviluppo delle piantagioni di alberi da frutta e vitigni, a dispetto del potenziale naturale e morfologico della Romania.

Un problema particolare è poi quello del sistema catastale. Infatti il sistema catastale romeno corrisponde al “sistema del libro fondiario” o “sistema catastale tavolare” ereditato dalla dominazione austro-ungarica. Questo sistema è vigente anche in alcune zone d’Italia, come nelle provincie di Trento o Trieste. Il principio istitutivo era semplice: non era riconosciuto nessun diritto sui beni immobili se questi non erano registrati nelle tavole. In questo modo il suddito era “responsabilizzato”, partecipando al corretto mantenimento del regime di pubblicità immobiliare e allo stesso tempo l’azione fiscale dello stato era più efficiente. 

La partita di un immobile è costituita da tre parti: un “corpo di proprietà” che indica la collocazione e la descrizione generale dell’immobile (valore, superficie, uso, confini etc.) ed è presa dal catasto, una parte di “diritti immobiliari” (accesso, successione, usufrutto etc.) e una terza parte composta da atti, fatti e/o altri rapporti giuridici che riguardano l’immobile in questione. Questo sistema in Romania ha funzionato bene fino al 1938, mentre nel periodo comunista questo tipo di legislazione non è più stata implementata. I problemi sono quindi peggiorati con la caduta del regime, quando uno dei temi più stringenti divenne la restituzione delle terre confiscate.

Le conseguenze principali sono che oggi la proprietà di immobili o terreni in Romania è decisamente frammentata, l’accesso al catasto è difficoltoso in quanto non esiste un sistema unificato (alcuni documenti sono in possesso del comune in cui giace l’immobile ed altri al ministero competente), rendendo così non evidente la reale ubicazione delle parcelle e lasciando l’indagine a partire dai titoli di proprietà come unico modo per ricostruire la struttura di proprietà di un terreno.