ISRAELE SUPERPOTENZA PER LA DESALINIZZAZIONE

Israele è collocata in una delle aree geografiche più aride del pianeta, con il 60% del territorio completamente desertico per cui l’acqua è sicuramente una delle risorse più importanti. Israele ha – già da parecchi anni – iniziato un programma atto a gestire al meglio le risorse idriche: anzitutto attuando un risparmio idrico con il riutilizzo di circa l’ 86% delle acque reflue per il settore agricolo, riducendo al minimo le perdite di acqua destinata all’agricoltura , con l’utilizzo dell’irrigazione a goccia e, in ultimo ma non da ultimo, la costruzione di impianti di desalinizzazione.

Nel 2007 Israele, tramite l’istituzione “Autorità delle acque”, ha iniziato l’ opera di desalinizzazione delle acque marine e recupero di quelle dolci, ma è nel biennio 2008-2009 che una gravissima siccità costringe Israele ad affrontare con urgenza l’emergenza idrica , investendo sugli impianti per la desalinizzazione dell’acqua. Oggi, l’acqua è ancora una risorsa molto preziosa ma non è più un problema.

Israele è lo Stato ideatore e creatore degli impianti di desalinizzazione che ad oggi sono quattro tutti in funzione – Ashkelon, Palmahim, Hadera, Soreq – e, entro la fine del 2016 sarà costruito il quinto desalinizzatore, quello di Ashdod. A oggi il 35% circa del fabbisogno di acqua potabile arriva dalla dissalazione ma le prospettive sono quelle di arrivare ad una percentuale del 70% entro l’anno 2050.

Sulla base degli studi dello scienziato americano Sidney Loeb, gli isareliani hanno messo a punto un nuovo tipo impianto di desalinizzazione applicando il metodo dell’osmosi inversa, che ha un minor impatto ambientale rispetto alle tecniche utilizzate negli altri impianti.

L’osmosi che deriva dal greco “osmòs” e significa spinta: l’osmosi inversa è un procedimento scientifico che inverte il processo naturale dell’osmosi: basta infatti applicare alla soluzione concentrata una pressione superiore a quella osmotica per provocare un flusso inverso attraverso la membrana ottenendo la separazione dei sali disciolti dall’acqua. Con questo principio è possibile ottenere una “dissalazione” dell’acqua grezza sia per usi potabili che industriali.

Importante è sottolineare che l’acqua prodotta con questo sistema ha un costo molto basso, ad esempio una famiglia di quattro persone spende dai 300 ai 500 $ all’anno per avere una quantità di acqua necessaria al proprio fabbisogno.

L’impianto di Soreq, il più grande e tecnologicamente avanzato desalinizzatore del mondo, inaugurato nel 2013 a pochi chilometri da Tel Aviv, produce il 20% dell’acqua potabile destinata alla capitale; l’impianto è grande quanto sei campi di calcio e aspira l’acqua del Mar Mediterraneo , per l’esattezza 624 mila metri cubi al giorno , tramite dei tubi del diametro di 2,5 metri. L’acqua salata che entra nell’impianto, poi, attraverso una serie di processi osmotici di filtraggio e pulitura viene resa potabile, con una produzione annua di 150 milioni di metri cubi. Il sale estratto viene restituito al mare.

Gianmauro Sherman Nigretti condivide il parere di molti che, a seguito del reportage pubblicato dal New York Times i giorni scorsi sulle avanzate tecnologie degli impianti di desalinizzazione israeliani, si accenderà un faro sulla preoccupazione dei mass media e del Governo degli Stati Uniti in merito alla grave siccità che ha colpito lo stato della California ,vera risorsa e potenza nel settore agricolo. La crisi idrica in quelle aree ha già portato ad una revisione della politica idrica degli Stati Uniti e alla messa in atto di restrizioni sulla gestione delle acque , da parte delle autorità. Basti pensare che, rispetto ad Israele, gli Stati Uniti riciclano soltanto l’1% delle acque reflue per l’agricoltura, contro l’86% di Israele.

L’acqua è il bene più prezioso e più indispensabile ma è anche quello che scarseggia di più, per cui tutti i sistemi e le tecnologie che sono in grado di produrre acqua potabile sono sempre più importanti e necessari. Israele, sulla base di queste necessità , ha intrapreso a gran velocità la strada per desalinizzare l’acqua di mare con tecnologie sempre più avanzate e a minor impatto ambientale , con l’obiettivo di ottenere e arrivare alla completa indipendenza idrica.

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Immagine riportata da ENEA

Solo 10 anni fa Israele basava l’approvvigionamento idrico esclusivamente sulle acque sotterranee e le precipitazioni.

Oggi, invece, la tecnologia dell’impianto di Soreq, varato nel 2013, si basa sulla cosiddetta Osmosi Inversa , una tecnica che prevede che l’acqua venga pressata verso una membrana polimerica che trattiene l’apporto salino. L’osmosi che deriva dal greco “osmòs” e significa spinta: l’osmosi inversa è un procedimento scientifico che inverte il processo naturale dell’osmosi: basta infatti applicare alla soluzione concentrata una pressione superiore a quella osmotica per provocare un flusso inverso attraverso la membrana ottenendo la separazione dei sali disciolti dall’acqua. Con questo principio è possibile ottenere una “dissalazione” dell’acqua grezza sia per usi potabili che industriali. L’impianto di Soreq, inoltre, incorpora una serie di miglioramenti tecnici che lo rendono ancora più efficiente, come pompe ad alta efficienzatubi più grossi ,( 16 pollici di diametro invece di 8 pollici) e  dispositivi per il recupero energetico.

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Immagine riportata da : thenexttech

Oggi, in Israele, l’acqua è ancora una risorsa molto preziosa ma non è più un problema.

Sources : dati, riferimenti e immagini

  • La stampa mondo

  • Siliconwadi

  • Rainews

  • Thenexttech Energia

  • Israele.net

  • Industriaenergia

  • Ilbarrito